La pulizia degli oceani è sempre più un tema presente e da sensibilizzare. I nostri mari stanno soffrendo sempre più un inquinamento da plastica e sono felice di rimboccarmi le maniche, promuovendo questa importante iniziativa che si chiama Progetto Edipo. Una soluzione all’inquinamento nei mari. Una vera e propria “pulizia degli oceani”.
Vorrei soffermarmi insieme a voi per fare una breve riflessione su quanto incide la numerosa quantità di plastica presente nei nostri mari e di conseguenza nel nostro cibo e sulla nostra salute. Non solo molte specie marine stanno morendo per colpa delle microplastiche negli oceani, ma queste enormi quantità di rifiuti stanno formando delle “isole di plastica”, grandi come continenti. Diventa importante prendere in seria considerazione di aiutare il nostro pianeta a sopravvivere. Facciamolo dalle piccole cose, scegliamo sempre più prodotti biodegradabili quando andiamo a fare la spesa. Non sviamo il problema a qualcun altro, non incolpiamo il prossimo, ma cerchiamo nel nostro piccolo di rispettare la natura con una vita più green e stando più attenti all’ecosostenibilità.
Proprio per questo motivo ho deciso di farvi conoscere questo progetto, e ne seguiranno info più dettagliate anche sui miei canali social, di questo favoloso progetto.
La pulizia degli oceani grazie al progetto Edipo è un passo verso la salvaguardia del nostro ecosistema.
Una svolta per l’intera umanità.
È giusto ideare, progettare, sperare in un futuro migliore.
Il progetto prende il nome di Edipo.
Pulizia degli oceani: “Eliminazione delle isole plastiche oceaniche” (progetto Edipo)
Tutti quanti dovremmo sensibilizzarci a questo importante tema: la pulizia degli oceani. In fondo l’Italia è bagnata dal mare per due terzi e nella dieta mediterranea il pesce è uno dei piatti principali. Quindi mie cari lettrici e lettori spero di sensibilizzarvi a questo che per me è un tema sentito e molto importante, tanto che lo porto anche a vostra conoscenza qui sul mio blog.
Negli oceani si stanno accumulando enormi quantità di isole di plastiche che non sono biodegradabili, ma sono fotodegradabili, cioè si disintegrano in pezzi sempre più piccoli.
La fotodegradazione della plastica può portare alla contaminazione da policlorobifenili (PCB), dove gli atomi di idrogeno vengono sostituiti da uno a dieci atomi di cloro, che sono considerati inquinanti persistenti e talvolta tossici che in alcuni casi si avvicinano a quelli della diossina.
Ma il vero problema è che l’enorme superficie coperta dalle cosiddette “isole di plastica” (16 milioni di kmq complessivi, in costante aumento) tende a inibire la capacità degli oceani e dei mari di produrre ossigeno e fissare anidride carbonica, rendendo l’aria irrespirabile nel giro di qualche decina d’anni. Riuscite a immaginare cosa stiamo combinando al nostro pianeta, io non posso e non voglio più girarmi dall’altro lato.
Il progetto EDIPO è la soluzione originale a questo problema.
Katia Ferrante evidenzia il Progetto Edipo per la pulizia degli oceani
Mi piace ammirare il mare, come mi piace ricaricare le batterie mentali e fisiche respirando l’aria di mare. Avvicinandomi sempre di più ad uno stile di vita semplice e sano. Questo è uno dei tanti motivi per cui mi batterò per questo immenso progetto per la pulizia degli oceani.
Il mio mantra
“Sognare si può!”Anzi si deve e bisogna farlo in grande.
Canzone di Alfa al Festival di Sanremo 2024
“Sogna ragazzo sogna”. Avete presente? Ascoltatela.
Cos’è il Progetto EDIPO? Pulizia degli oceani e non solo
Cosa ha in mente di fare il progetto Edipo per la pulizia degli oceani? Lo scopo del progetto è rimuovere la plastica dai mari, dagli oceani e convertirla in altri materiali non tossici e riciclabili.
Il costo del progetto è di circa € 2.000.000.000, si prevede di realizzarne la maggior parte in 36/42 mesi ed è parzialmente autofinanziato.
Ma vediamo meglio nel dettaglio la dimensione del problema e scopriamo di più sul Progetto EDIPO (Eliminazione Delle Isole Plastiche Oceaniche).
Il Pacific Trash Vortex, noto anche come “Great Pacific Garbage Patch”, è uno dei più grandi accumuli di rifiuti galleggianti (per lo più plastica). Ed è situato nell’Oceano Pacifico.
Insieme al “North Atlantic garbage patch”, situato nell’Oceano Atlantico, e ad altri 5 accumuli «minori» questo ammasso di immondizia ha una estensione di più di 16 milioni di kmq, ovvero è quasi pari alla superficie della Russia.
Una grande quantità di plastica non biodegradabile si accumula negli oceani, un incubo. La plastica non si smaltisce, ma si fotodegrada. In altre parole, si divide in parti sempre più piccole. La fotodegradazione della plastica può portare alla formazione di PCB, come i policlorobifenili, che sono composti organici strutturalmente simili ai bifenili in cui gli atomi di idrogeno sono sostituiti da 1 a 10 atomi di cloro. In alcuni casi è considerato un inquinante persistente e tossico simile alla diossina.
Il galleggiamento delle particelle plastiche ne induce l’ingestione da parte degli animali planctofagi, e ciò causa l’introduzione di plastica nella catena alimentare. Nel 2001, il rapporto tra plastica e zooplancton era 6:1. Queste isole sono ecosistemi dove sulla plastica vivono più di mille specie di organismi eterotrofi, autotrofi, predatori e simbiotici, tra cui diatomee e batteri. Rimuove materie plastiche e idrocarburi. Si trovano anche organismi patogeni come i batteri del genere Vibrio. Le materie plastiche sono più resistenti alla degradazione a causa della loro superficie acquosa, che è adatta a ricoprirsi con uno strato di colonie microbiche.
Credo sia arrivato il momento di fare qualcosa e di farlo con convinzione. Io mi attivo per un progetto ambizioso che riguarderà tutti, nessuno escluso la pulizia degli oceani.